Le vacanze e la dipendenza da lavoro

Stanno per finire le ferie per molte persone, genitori e figli si preparano anche all’inizio di un nuovo anno scolastico. Al rientro capita spesso pero’ di sentire, da parte dei fortunati che possono permettersi di viaggiare perché hanno un lavoro, che le ferie sono trascorse quasi senza lasciare tracce benefiche, con la sensazione di riprendere il lavoro, dopo la sua sospensione, stanchi come se non ci fosse stata l’opportunità di riposarsi e rallentare i ritmi vorticosi della settimana lavorativa.
Le vacanze sono fatte per “staccare la spina”, ma alle volte smettere di pensare al lavoro non è così semplice. Anche stesi sotto l’ombrellone o al fresco in montagna, spesso non resistiamo alla tentazione di controllare la posta sullo smartphone o di raccontare a chi è con noi i nostri problemi con colleghi e responsabili.
In alcuni casi l’ossessione per il lavoro diventa una vera e propria dipendenza – come il fumo, l’alcol o il gioco – ma più difficile da riconoscere e trattare, perché socialmente più accettata: chi lavora molto suscita rispetto e approvazione..
Le motivazioni psicologiche alla base della work addiction (dipendenza da lavoro) possono essere svariate. Le persone che ne soffrono spesso hanno avuto genitori che riponevano in loro aspettative molto alte e che esprimevano la propria approvazione solo in relazione ai successi ottenuti dal bambino. Per questo, crescendo, la ricerca del successo lavorativo è diventata una ricerca di approvazione.

Ecco alcuni suggerimenti per prendersi una pausa dal lavoro, sapendo che, se davvero la situazione non migliora, è sempre consigliato ricorrere a un supporto psicologico.
– Lasciare smartphone e pc lontani. Anche se la tentazione è forte, evitare di controllare continuamente la posta.
– Non parlare dei problemi di lavoro una volta tornati a casa. In un primo momento sembra che sfogarsi aiuti a scaricare la tensione, ma in realtà prolunga solo la sensazione di rabbia e frustrazione.
– Non portarsi il lavoro a casa, meglio fermarsi un’ora in più in ufficio. Se proprio non è possibile, una volta finito di lavorare riponete gli strumenti in un posto lontano. Creare una separazione anche fisica tra spazi del lavoro e spazi del tempo libero aiuta a rilassarsi.
– Stabilite uno spazio e un tempo per preoccuparvi. Mezz’ora al giorno, su quello scoglio particolarmente scomodo, o su quella panchina lontana. Nel resto del tempo, proibitevi di pensare ai problemi.
– Circondatevi di persone positive, che guardino alla vita con entusiasmo, che vi contagino con le proprie passioni e i propri hobbies.
– Sforzatevi di tenere a mente quali sono le cose importanti della vita. Ricordate sempre che non vi è possibile tenere tutto sotto controllo. Ci sono cose che non dipendono da voi e continuare a pensarci porterà solo frustrazione. E rendetevi conto che una pausa è necessaria anche per poter poi lavorare meglio: un cervello riposato è un cervello più creativo, più capace di trovare soluzioni.

dott.ssa Chiara Bastelli

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