Domenica è valsa la pena di alzarsi all’alba e scivolare nelle brume di una Milano ormai avvolta da un’affascinante atmosfera autunnale, perché ad attendermi c’era una giornata di approfondimento organizzata dall’Associazione per l’EMDR in Italia.
EMDR è un acronimo inglese che sta per “Desensibilizzazione e rielaborazione attraverso movimenti oculari” ed è un metodo psicoterapico che facilita il trattamento di problematiche legate a eventi traumatici o esperienze stressanti. Attraverso una serie di stimolazioni oculari bilaterali alternate si può procedere alla desensibilizzazione del ricordo e quindi all’elaborazione di eventi traumatici disturbanti.
A condurre l’incontro c’era il dott. Roger Solomon, esperto in ambito internazionale, che si è concentrato in particolar modo sul lutto traumatico. Superare un lutto significa accettare la perdita del proprio caro, ma questo non è sempre possibile.
Le reazioni alla perdita di una persona amata, soprattutto se il decesso è avvenuto in modo fulmineo, senza preavviso (infarto, ictus, incidente, catastrofe naturale…) o è stato causato volontariamente dall’uomo (omicidio, suicidio, strage…) sono di tipo soggettivo e non generalizzabili. Il tempo per l’elaborazione può variare da pochi mesi a un anno, un anno e mezzo; il dolore può decrescere lentamente nel tempo e poi riattivarsi in occasione di una ricorrenza (ad esempio le festività natalizie) oppure un anniversario.
Il lutto comporta il vivere ed esperire le proprie reazioni alla perdita. L’elaborazione del lutto rappresenta il nostro adattamento alla perdita.
Si parla dunque di “lutto traumatico” quando la rappresentazione interiore adattiva della persona defunta è ostacolata da pensieri che causano disagio, come nelle relazioni complicate da rabbia, ambivalenze affettive, abusi…
Per riuscire ad adattarsi all’evento luttuoso e andare avanti nel proprio cammino accettando la perdita, occorre dunque elaborare i traumi, i conflitti e i ricordi negativi del proprio passato.
Nel caso di un lutto complicato o di un lutto traumatico l’EMDR pare essere una tecnica particolarmente indicata per facilitare i processi naturali di elaborazione. Agendo sui ricordi e sui significati collegati agli stessi, si permette infatti alla persona di andare avanti nella vita in modo più consapevole.
Gli studi di efficacia condotti sull’EMDR sono effettuati con costante riferimento alle neuroscienze e alla ricerca dei substrati neurofisiologici in grado di spiegare quello che avviene nel cervello di una persona durante il processo terapeutico. L’EMDR si rivela quindi efficace nella rielaborazione dello stress post-traumatico perché attiva il processo naturale omeostatico di elaborazione dell’informazione.
A questo proposito è importante citare il dott. Marco Pagani del CNR di Roma, che ha condotto una ricerca molto interessante sulle modalità di elaborazione di un evento traumatico, rilevando che “in seguito all’elaborazione di un evento traumatico, aree specifiche del sistema limbico rinforzano le connessioni con la corteccia associativa, dimostrando uno spostamento, dopo la terapia EMDR, delle attivazioni corticali da aree cerebrali a prevalente elaborazione emozionale a quelle a prevalente elaborazione cognitiva” (tratto da: “Report dal congresso nazionale EMDR, 8-10 novembre 2013).
Si conferma dunque la validità dell’EMDR, praticato da uno psicoterapeuta esperto, anche nel lavoro sul lutto traumatico.