Che sapore ha la parola “prato”? Di che colore è il numero 21? Sono domande alle quali potrebbe rispondere solo il 3% circa della popolazione, ovvero le persone interessate da “sinestesia”, uno dei fenomeni percettivi più affascinanti al quale però le neuroscienze non sono ancora riuscite a trovare una spiegazione.
Normalmente, per rispondere a un determinato stimolo il nostro cervello attiva una specifica area, così se passiamo un dito su una superficie ruvida avremo un’esperienza legata al tatto. Un sinesteta invece unisce in un’unica sfera sensoriale la percezione di sensi distinti che interagiscono e si sovrappongono l’un l’altro. Sfiorando ad esempio quella stessa superficie ruvida al sinesteta sembrerà di coglierne anche il suono; leggendo una parola ne sentirà anche il sapore, ogni giorno della settimana avrà associato un colore, oppure l’odore e i numeri del calendario assumeranno per lui precise forme geometriche. Un altro elemento ricorrente è “il tocco a specchio”: la sinestesia permette di vedere una persona che viene toccata e provare la sua stessa sensazione, nello stesso punto del corpo pur senza essere a propria volta toccati.
L’origine di questo fenomeno non è ancora stata chiarita: alcuni autori sostengono si tratti di un fattore genetico, altri sono convinti sia conseguenza di particolari esperienze ambientali. Di certo, sappiamo che la sinestesia è spesso associata a ottime capacità mnemoniche e creative. Nella sua autobiografia Vladimir Nabokov, l’autore di Lolita, descrive i colori di ciascuna lettera, ed è abbastanza comune che i musicisti ( Mozart, Duke Ellington, Tori Amos, solo per citare alcuni nomi) associno suoni a colori. Il sinesteta non può essere confuso con una persona che ha delle allucinazioni,in quanto le risposte sensoriali nel soggetto sinesteta sono ripetibili e prevedibili.
Attualmente gli studi sull’incremento cognitivo generato da programmi di allenamento per sviluppare esperienze sinestesiche stanno orientandosi anche verso la possibilità di verificare se gli stessi possano produrre allenamenti adattabili a supportare alcuni gruppi di pazienti con determinati deficit cognitivi.